Nissan Sunny GTI-R: la Skyline in miniatura
Se eravate adolescenti negli Anni Novanta, siete cresciuti col mito della Skyline. La sportiva Nissan è stata un’ottima vettura allora come adesso, capace di convincere sia in patria che fuori dal Sol Levante.
L’acquisto della R34 era il punto di svolta in Gran Turismo, quello che avrebbe permesso di vincere ogni gara, una volta modificata a dovere. Per non citare poi le apparizioni nella saga di Fast and Furious, di cui si è già detto tutto.
Ma non è sempre stato così.
Nel 1990 la Skyline era un oggetto sconosciuto a chiunque vivesse al di fuori di quell’isola magica chiamata Giappone; i pochi estimatori europei avevano una sola strada percorribile per realizzare il proprio sogno, o almeno per andarci vicino: la Sunny.
Penserete che stia delirando, che sia blasfemia accostare un’onesta utilitaria da famiglia a un mostro sacro quale la Skyline, ma se ne aveste una di fronte sono sicuro che prestereste attenzione a quella sigla sul portellone posteriore: c’è scritto GTI-R. E non era solo lei a rendere la macchina speciale.
La nuova arma dei rally
In che modo una simil Almera con una enorme presa d’aria sul cofano e un alettone che sembra lo scaffale di una libreria dovrebbe rappresentare una valida alternativa a una vettura da corsa?
Beh, innanzitutto perché la GTI-R non era una semplice Sunny, ma un’auto da rally a tutti gli effetti.
In quegli anni il campionato era una questione a due fra la Lancia e la Toyota. Il mondiale era una sfida serrata che difficilmente ammetteva un terzo contendente. Ma i giapponesi conoscevano il potenziale di marketing che ruotava attorno al circo rallystico e a poco a poco avevano iniziato a dire la loro. E così, trainate dall’onda di popolarità che stava vivendo la Celica, anche la Subaru e la Mitsubishi decisero di buttarsi dentro. La Nissan, che fra tutti i marchi nipponici era quella che vantava una più longeva tradizione nei rally, non poteva restare a guardare.
Per far correre una Gruppo A era necessario omologare almeno 5000 vetture “stradali”, delle versioni camuffate da far circolare nelle vie cittadine o sulle colline della provincia, come delle normalissime auto da usare tutti i giorni: erano i proverbiali lupi travestiti da pecore.
Il lupo travestito da pecora
Nel caso della GTI-R, il risultato si traduceva in un 2.0 sovralimentato da un turbo Garrett che spingeva la Sunny a 220 cavalli (lo stesso che con qualche accorgimento verrà montato sulla Primera che trionferà nel BTCC del 1999). La potenza veniva scaricata a terra dal sistema di trazione ATTESA – acronimo di Advanced Total Traction Engineering System for All – che garantiva la sicurezza delle quattro ruote motrici, come sulla Skyline.
In definitiva, se al semaforo vi foste trovati accanto una GTI-R, la figuraccia sarebbe stata quasi assicurata: il cambio a cinque rapporti era settato come quello di una macchina da rally, con la quinta cortissima a vantaggio delle altre marce. La ripresa era un vero pugno nello stomaco: da zero a cento in 5.4 secondi.
Difficile stargli dietro oggi, quasi impossibile farlo trent’anni fa. Con un’accelerazione bruciante e una velocità massima che sfiorava i 230 km/h, i numeri della Sunny facevano impallidire persino la Delta Integrale (la Evoluzione, mica la “Deltina” 4WD), la Gruppo A più vittoriosa di sempre e vera e propria leggenda su ruote.
Ovviamente tutta questa tecnologia si pagava, e non poco, considerando il prezzo di listino a cui veniva venduta la vettura. Nel 1992 la piccola del Sol Levante costava quasi cinquanta milioni di lire, il doppio rispetto a una Golf GTI. Ma chi si prendeva l’onere di comprarla, si aggiudicava di fatto l’onore di guidarla, e le sensazioni che trasmetteva alla guida non facevano rimpiangere il denaro investito. Il propulsore pieno e rotondo e il compressore efficace e reattivo anche ai bassi regimi offrivano delle prestazioni notevoli.
Le serie speciali
La Skyline in miniatura è rimasta in produzione fino al novembre 1994, restando una chimera per pochi eletti, con 14.613 unità vendute, di cui solo 771 in Europa.
Una piccola curiosità: la Sunny è stata prodotta in cinque colori: nero, bianco, rosso, grigio e avorio. Solo in Giappone e solo nel biennio ‘92-‘93, sono stati realizzati 100 esemplari nella tinta Greyish Green DL2. Il motivo non è chiaro, ma si pensa si sia trattato di un omaggio per i 60 anni della Nissan.
Oggi le Sunny GTI-R rimaste in Italia si contano sulle dita di una mano e il loro prezzo è piuttosto alto, per non parlare del costo e della difficoltà di reperire i ricambi. Se ne volete una non demordete: non è mai troppo tardi per realizzare un sogno, o almeno per andarci vicino.
In Giappone la Sunny era venduta come Pulsar e oltre alla versione commercializzata in Europa – denominata RA – era prevista anche una variante più spartana chiamata RB. Nel solo mercato interno, inoltre, era disponibile una versione speciale Nismo, che attraverso un kit trasformava la propria Pulsar GTI-R in una vettura da rally pronta all’uso. Il pacchetto prevedeva in dotazione delle chicche assolute, come il differenziale anteriore autobloccante e la rollcage interna; il motore, tuttavia, restava quello originale. Ironia della sorte vuole che in una gara d’accelerazione di 400 metri dove vennero schierate entrambe le vetture, fu quella di serie ad avere la meglio.
Gli ingredienti per vincere c’erano tutti, per quale motivo allora nessuno si ricorda della GTI-R nei rally?
Con un’accelerazione bruciante e una velocità massima che sfiorava i 230 km/h, i numeri della Sunny facevano impallidire persino la Delta Integrale.
L’avventura nel Gruppo A
Precipitazioni sparse, con qualche schiarita: l’avventura della Sunny nel Gruppo A è stata tutto fuorché “solare”.
La vettura aveva un grosso problema: l’intercooler. A causa del poco spazio a disposizione nel vano motore, gli ingegneri avevano deciso di montarlo sopra al propulsore, con la conseguenza che la grossa presa d’aria del cofano non riusciva a garantire aria a sufficienza per raffreddarlo. Il risultato ottenuto era anzi, opposto; nei passaggi lenti, il calore del motore, del turbo e del cambio cercava di risalire attraverso l’intercooler e di uscire dalla presa d’aria, che di fatto si trasformava in una fornace.
Dave Whittock, responsabile del team di collaudo Nissan, ha dichiarato che l’auto tirava fuori il massimo su una tappa di cinque chilometri, dopodiché il sensore di temperatura dell’aria che entrava nel motore riduceva il carburante per adattarlo alla quantità di ossigeno disponibile e il pilota si trovava di colpo con 60 cavalli in meno.
Il regolamento FIA non permetteva né di modificare le dimensioni dell’auto, né di spostare il motore. Per questo motivo, l’unico stratagemma attuato dalla Nissan per ridurre il problema del surriscaldamento è stato quello di montare una batteria di fari supplementari, la cui forma smussata della copertura avrebbe dovuto favorire il convogliamento dell’aria verso la parte superiore del motore. Il risultato è che la Sunny correva in tutte le prove speciali con i fanali aggiuntivi, anche quando le condizioni metereologiche non li richiedevano; addirittura pare che in alcuni casi, per risparmiare peso, all’interno della copertura non ci fossero i fari.
È paradossale pensare che una vettura sviluppata per il campionato del mondo rally sia riuscita a dare il suo massimo alla prova spettacolo del Memorial Bettega 1991, al Motor Show di Bologna. In quell’occasione gli uomini Nissan avevano riempito l’intercooler di ghiaccio secco, trasformando – per qualche minuto – la Sunny in una macchina infernale.
Un altro problema – non collegato direttamente alla vettura – era quello degli pneumatici. Le Dunlop non avevano raggiunto lo stesso livello di sviluppo tecnologico delle Pirelli e delle Michelin e, anche a causa di un’eccessiva tendenza a forare, non erano competitive come le rivali. Tuttavia, il binomio Nissan-Dunlop era indissolubile e non era possibile rivolgersi ad altri fornitori nelle competizioni.
In due anni i migliori risultati sono stati ottenuti da Stig Blomqvist che si è piazzato quinto al Safari Rally del 1991 e terzo al Rally di Svezia del 1992. Nello stesso anno però, la Sunny ha gareggiato privatamente nel mondiale rally Gruppo N, concludendo al primo e al secondo posto assoluto con Grégoire De Mévius e con Hiroshi Nishiyama. La Nissan ha tuttavia preferito ritirare la vettura ufficiale dalle competizioni per puntare tutto nello sviluppo della R390 GT1 per la 24 Ore di Le Mans.
I modellini delle GTI-R
Anche a livello modellistico, la scelta non è molto vasta: le riproduzioni della GTI-R stradale sono poche: la Hi-Story e la Wit’s hanno realizzato dei modelli in resina in scala 1/43, belli quanto rari. I pochi che si trovano vengono venduti a cifre superiori ai 100 euro, a cui vanno aggiunte le spese di spedizione e i dazi doganali dal Giappone o da Hong Kong.
La Hasegawa ha proposto il modello come kit in plastica 1/24. In questo caso, il costo si aggira intorno ai 50 euro più la vostra “manodopera” per montarlo.
Più ampia è la gamma di riproduzioni da rally: oltre alla già citata Hasegawa, che ha realizzato anche diversi kit della vettura da corsa, il modello è stato riprodotto in 1/43 dalla Norev, che l’ha proposto in varie versioni – tra cui la test car e la bella Safari. Il costo era inizialmente di una quarantina di euro, ma essendo sold-out, è difficile riuscire ad acquistarlo per meno di 50.
Sempre in scala 1/43, ci sono le riproduzioni in resina della HPI che ha realizzato diverse livree, che vengono vendute a circa 150 euro.
Esistono infine, dei kit in resina della Provence Moulage. Sono pezzi datati e fuori produzione da molti anni; la loro difficile reperibilità rende una quotazione indicativa difficile da stabilire.
Per gli amanti della scala piccola, la vettura è stata realizzata in 1/64 dalla CM’s, al costo di circa 40 euro. Così come il modello Hi-Story, anche questo non è facilmente reperibile in Europa e spesso è necessario acquistarlo da venditori asiatici, con un incremento di prezzo dovuto alle spese di spedizione e ai dazi doganali.
La novità più recente e interessante è quella della OttO Mobile, che ha realizzato una Sunny GTI-R versione Gruppo A in 1/18, andando a collocarsi in una fetta di mercato molto interessante. A oggi è l’unica riproduzione di questo modello nella scala grande. Le caratteristiche sono quelle tipiche del marchio francese, specializzato nella produzione di miniature in resina e quindi non apribili. La tiratura limitata rende il pezzo ancora più interessante e appetibile. Il prezzo di lancio è di 79,99 euro.
Di Alessandro Giurelli
























