La 4WD che piace alla gente che piace
Gli Ottanta: anni di sperimentazione, di eccessi e di invenzioni che ci hanno cambiato la vita in quello che è stato un momento memorabile. Tali caratteristiche si sono riflesse anche sul panorama automobilistico mondiale e le soluzioni tecnologiche ed estetiche adottate in questo periodo d’oro hanno segnato un’epoca. Erano gli anni del turbo e della plastica, delle linee tese e delle forme squadrate, dei tachimetri digitali e dei computer.
Sono state parecchie le vetture italiane che hanno contraddistinto questo decennio, diventando vere e proprie icone: la Testarossa, la Countach, la Delta e… la Panda. Se le prime tre sono ormai da tempo le regine dei saloni e dei concorsi, negli ultimi anni anche il caro vecchio Pandino si è ritagliato una sua fetta di mercato, raggiungendo quotazioni impensabili fino a non molto tempo fa.
Il fenomeno Panda
Il discorso è ancor più vero per le versioni speciali e le tirature limitate che hanno vestito questa vettura nel corso della sua genesi. Un esempio? L’intera famiglia delle 4×4.
Nella scorsa edizione della fiera di auto d’epoca di Padova erano diverse le Panda a quattro ruote motrici esposte nei padiglioni: dalla Val d’Isere alla Country Club, passando per la prima serie e per l’edizione limitata del 1985, i prezzi richiesti oscillavano tutti attorno ai diecimila euro.
In che modo si può spiegare questo fenomeno? Giustificandolo come un trend del momento, etichettandolo come una moda passeggera o semplicemente affibbiandolo come la follia dell’affarista di turno? La verità è tutt’altra, e non può essere circoscritta a queste risposte.
La motivazione è intrinseca nel messaggio d’apertura di questo articolo, ed è da ricercare nel mito che gli Anni Ottanta hanno rappresentato per intere generazioni di sognatori e appassionati di auto. Ciò ha significato una rivalutazione non solo delle vetture più blasonate del periodo, ma anche delle piccole utilitarie che hanno caratterizzato quell’epoca. Questa tendenza, che dapprima ha interessato le cosiddette “Bare Volanti”, si sta sempre più velocemente trasferendo anche alle serie speciali e alle hatchback a trazione integrale.
Esiste quindi un’alternativa più economica alla Panda 4×4? La risposta è sì.
Sono diverse le concorrenti che hanno oggi quotazioni abbordabili e che è possibile acquistare senza superare il fatidico budget iniziale, quello dei 5k. Citroën AX 4×4, Subaru Justy o Suzuki SJ/Samurai, per citarne alcune. Ma la diretta rivale del Pandino è un’altra, e per trovarla non è necessario andare lontano: sto parlando proprio di lei, la Y10 4WD.
L’auto che piace alla gente che piace
È questo il leitmotiv che, più di ogni altro, ha contraddistinto l’ultima Autobianchi prodotta, di cui da sempre sono un convinto sostenitore e, da qualche anno, un fortunato possessore (se ancora non avete capito chi diavolo sia giurally, leggete la sezione dedicata).
In verità il primo slogan della piccola di Desio è stato “La città del Futuro”; una frase capace di racchiudere tutta la sua essenza avanguardista. La linea a cuneo, il portellone spiovente – quasi verticale – verniciato in nero satinato, la moderna plancia e la cura negli interni sono le caratteristiche più evidenti della vettura. Era il 1985 e non tutti erano pronti a osare (e spendere) tanto. Superate le difficoltà del primo anno, la Y10 è stata capace di ritagliarsi in Italia una consistente fetta di mercato, cucendosi addosso il vestito di piccola ammiraglia adatta per tutte le occasioni.
Le novità non tardano ad arrivare e nell’ottobre del 1986 viene lanciata la 4WD, che si colloca nello stesso segmento della Panda 4×4, senza averne tuttavia le medesime finalità. Se la Panda rappresenta la risposta alle esigenze di un pubblico versatile, che ha bisogno di una vettura di facile gestione, dai costi contenuti e capace di arrivare dove le altre si fermano, la Y10 si rivolge invece a una nicchia di utenti per i quali le quattro ruote motrici sono un vezzo piuttosto che una necessità.
Nonostante i fascioni laterali in plastica, i cerchi in ferro dal disegno off-road e i paraspruzzi di tipo rally, la 4WD resta fedele allo spirito originale della Y10. È all’interno che le differenze con la Panda si fanno più evidenti: alcantara sui sedili e pannelli porta, vetri elettrici anteriori e posteriori e sistema d’aerazione con comandi digitali sono alcuni degli optional esclusivi del modello, che anche nella versione base ha un costo superiore di circa un milione di lire rispetto alla Panda.
Le quattro ruote motrici
La vera novità è però la trazione integrale inseribile manualmente (solo al di sotto dei 50 km/h) attraverso un pulsante posto sul cruscotto. Un complesso sistema di attuatori elettropneumatici permette di attivarla in due fasi: nella prima il pignone del rinvio conico e l’albero longitudinale di trasmissione si uniscono e quest’ultimo si mette in movimento, facendo girare a sua volta il differenziale posteriore e i semiassi; nella seconda le ruote posteriori si collegano con i semiassi per mezzo di manicotti scorrevoli a denti frontali, portando la trazione su tutte e quattro le ruote.
Allo stesso modo, ripremendo il pulsante si scollegano sia l’albero di trasmissione che il differenziale e i semiassi posteriori, le ruote girano libere e la vettura torna a muoversi con la sola trazione anteriore, mentre trasmissione e semiassi sono fermi. La Panda 4×4, invece, dispone esclusivamente della presa di forza disinseribile che li mantiene in rotazione per trasmissione del moto dalle ruote posteriori. Per garantire che tutti i meccanismi siano in funzione anche dopo lunghe soste a temperature basse, il sistema si inserisce automaticamente quando si spegne il motore. In questa maniera si evita ogni rischio anche in caso di bloccaggio per gelo.
Sotto il cofano trova posto il rivoluzionario Fire da 999 cm³, che su questa specifica versione raggiunge una potenza di 50 cv a 5500 giri, per una velocità massima di 145 km/h in quinta marcia. Anche le gomme dalla Y10 4WD sono pensate ad hoc: si adottano degli pneumatici dal disegno asimmetrico, con la parte esterna progettata per ottenere la massima aderenza in curva e alle alte velocità, e quella interna studiata per assicurare una maggiore aderenza su terreni lenti.
Il primo slogan della piccola di Desio è stato “La città del Futuro”; una frase capace di racchiudere tutta la sua essenza avanguardista.
L’evoluzione
Nel 1989 la gamma Y10 si aggiorna e la 4WD non è esclusa: il classico Fire a carburatori viene mandato in pensione a favore del nuovo Fire 1108 cm³ con iniezione elettronica Bosch, sonda lambda e catalizzatore. La potenza sale a 56 cv a 5500 giri, per una velocità massima di 151 km/h. La seconda serie del modello è riconoscibile esternamente per alcuni dettagli: i fendinebbia nel paraurti, gli indicatori di direzione anteriori bianchi e posteriori fumè, la mascherina senza la griglia cromata e il fregio 4WD in argento anziché in rosso.
Nel 1992 si arriva infine all’ultima generazione della Y10, che subisce un profondo restyling in linea con il family feeling Lancia di quel periodo. La mascherina diventa più sottile e anche i grandi fari anteriori e posteriori vengono sostituiti in favore di gruppi ottici più filanti, che le valsero il soprannome di “Cinesina”. Completamente rinnovati anche gli interni, con una plancia dalle forme più arrotondate e un volante ridisegnato che anticipano le linee della futura Lancia Y. Diversi anche i rivestimenti dei tessuti, con l’alcantara che continua a caratterizzare le versioni al top di gamma.
Il sistema di trazione integrale della 4WD rimane invariato, così come il motore, che è lo stesso montato sulla serie precedente. I rapporti del cambio vengono modificati e le marce vengono allungate in modo da favorire l’impiego cittadino ed extraurbano. La velocita massima scende a 142 km/h. Esternamente la vettura perde le peculiarità dei modelli precedenti, e la sua riconoscibilità rispetto a una normale Y10 si limita ai fendinebbia, ai cerchi in lega dal disegno specifico e alle targhette identificative.
A settembre 1994 arriva l’ultima evoluzione della 4WD, ribattezzata Sestrieres. Il Fire 1.1 viene equipaggiato con l’aggiunta di un catalizzatore per adeguarsi alla normativa Euro 2 (nonostante alcune versioni iniziali siano state vendute come Euro 1). Fra le differenze estetiche, un’inedita targhetta identificativa posteriore e nuovi rivestimenti interni.
Nel 1995 l’ultima Autobianchi prodotta lascia il testimone alla Lancia Y, che raccoglie la sua eredità di utilitaria alla moda, dalle ampie possibilità di personalizzazione. Non verrà più riproposta una versione a quattro ruote motrici.
Oggi è ancora possibile trovare una Y10 4WD per meno di cinquemila euro, ma non sono rari gli esemplari che raggiungono cifre più elevate. Le quotazioni – inutile dirlo – sono destinate a salire, soprattutto quelle delle prime due serie, dal momento che la terza è pressoché scomparsa dalle strade. Se state cercando una youngtimer dalla sicura rivalutazione futura, ma soprattutto se siete alla caccia di un’auto dai costi di gestione contenuti e dal divertimento assicurato, il consiglio è quello di acquistarla ora. Ogni lasciata è persa.
Di Alessandro Giurelli
















